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Le Attrezzature per la disinfestazione e i DPI

Pensiamo sia importante soffermarsi sui mezzi di distribuzione di un insetticida, argomento di particolare importanza poiché si riscontra una certa imprecisione nei dosaggi, dovuta alla confusione data dal considerare il rispetto della percentuale d’ uso sufficiente a garantire il rispetto del dosaggio unitario.

termonebbiogeno

In primo luogo analizziamo i parametri più importanti che identificano un apparecchio erogatore: la portata, la velocità operativa e il tipo di goccioline emesse (diametro e numero di gocce per centimetro quadrato).

Ovviamente ciò non deve farci dimenticare altri fattori, quali la conformità alle norme, la precisione di regolazione, la robustezza, la facilità di manutenzione, l’assistenza post-vendita e la reperibilità dei pezzi di ricambio, nonché la potenza, il peso, le dimensioni, gli optional a corredo e le caratteristiche di erogazione (distanza e ampiezza di distribuzione).

Tornando al problema del dosaggio, se un prodotto deve essere usato a una certa concentrazione, per esempio all’1%, e viene distribuito con una pompa a spalla, il dosaggio varierà in funzione della velocità di esecuzione. L’esperienza ci dice che con 10 litri di soluzione, secondo le condizioni operative e il “passo” dell’operatore, potremo fare dagli 80 ai 200 metri quadrati . Appare evidente che, se distribuiamo i nostri 10 litri all’1% in 100 mq, il dosaggio unitario sarà di 100 cc/mq mentre se li irroriamo in 200 mq il dosaggio unitario sarà a metà, ossia 50 cc/mq e naturalmente il risultato sarà diverso.

Certamente non è sempre possibile eseguire una misurazione precisa dei metri quadrati fatti, ma è possibile farlo empiricamente (ma con sufficiente esattezza) con una valutazione del grado di bagnato che lasciamo dietro di noi. Per esempio, su una superficie orizzontale non assorbente 100 cc/mq producono un velo di bagnato ben visibile, che asciuga in un tempo abbastanza lungo (in funzione della temperatura), mentre 50 cc/mq si percepiscono con un leggero velo di umido che asciuga con facilità. Su una superficie verticale, nel primo caso osserviamo i primi segni di sgocciolamento, nel secondo ciò non avviene.

L’esperienza “ragionata” consente la valutazione delle situazioni intermedie, anche in relazione alle varie tipologie di superfici più o meno porose. Le casistiche sono numerose e si complicano nel caso di valutazioni spaziali, ma la nostra professionalità impone di approfondire questo capitolo con particolare impegno, anche se ci obbliga all’utilizzo di pur semplici operazioni matematiche.

Per facilitare il compito, nei limiti imposti dalla natura della pubblicazione, riportiamo in tabella due esempi di conteggio.

 Tabella

Dosaggio per volume

Esempio di calcolo

Dato un volume da trattare, la concentrazione unitaria, la portata dell’attrezzatura, calcolare il tempo di erogazione necessario:

t = V x ppm/Q

t = tempo in minuti primi

V = volume da trattare in metri cubi

Ppm = parti per milione ovvero cc per metro cubo

Q = portata in cc per minuto primo

Per esempio, se si deve trattare un magazzino di 200 mq alto 4 metri (800 mc) con un termonebbiogeno della portata di 160 cc/min utilizzando un prodotto che è efficace alla concentrazione di 2 cc/mc avremo:

t = 400 x 2/160 = 5 minuti primi

Importante: 5 minuti sono lunghi con un termonebbiogeno, ma se questo tempo non viene rispettato gli insetti (il tribolium in particolare) ringraziano.

Dosaggio per superficie

Esempio di calcolo

Per calcolare la quantità di soluzione necessaria per trattare una data superficie:

q = S/s

q = quantità di soluzione

S = superficie totale da trattare

s = superficie trattata con un litro di soluzione

Per esempio, se la superficie da trattare è di circa 300 mq e non si deve bagnare molto, sarà necessario trattare 15 mq con un litro di soluzione: q = 300/15 = 20 litri

Nota Bene: se con un litro trattiamo 8-10 mq significa che trattiamo bene, se trattiamo 18-20 mq bagniamo molto poco. Infatti, nel primo caso distribuiamo circo 100 cc per mq; nel secondo caso, per la stessa superficie utilizziamo 50 cc. Se la pompa eroga 10 litri in 8 minuti, impiegheremo 16 minuti per terminare il nostro lavoro, pari a 18,75 mq a minuto.

Un ultimo importante suggerimento è quello di valutare attentamente la tipologia degli ugelli erogatori perché da loro dipende la caratteristica delle micelle erogate e la loro uniformità di distribuzione.

Ciò premesso, non rimane che enunciare i tipi più comuni di apparecchiature per la distribuzione, partendo dai più semplici.

IRRORATRICI

Sono costituite da una pompa che imprime una pressione a un liquido che – passando da un ugello – si nebulizza.

Spruzzatori a pompa – Pompe a pre-compressione: sono noti a tutti, soprattutto per l’uso domestico che se ne fa. Il serbatoio varia di solito da 1 a 10 litri e la pompa viene azionata da una sorta di leva manovrata manualmente.

Spruzzatori spalleggiati: sono un’estensione del sistema precedente, di maggiori dimensioni e con un serbatoio di norma da 10 litri; la pressione si ottiene manovrando una leva.

Pompa a spalla: simile alla precedente, però in questo caso la pressione è determinata da una campana d’aria realizzata da una pompa che l’operatore manovra prima dell’erogazione. Ve ne sono di parecchi tipi, fra cui modelli altamente professionali dotati di ottimi corredi atti alle più svariate esigenze.

Fra i modelli menzionati ne esistono anche a motore elettrico, sia a batteria che alimentati in rete. Sempre fra le irroratrici, ve ne sono di più grande potenza, in questo caso azionate da un motore a scoppio, anche oltre i 10 CV di potenza con portate teoriche di oltre 50 l/min. I serbatoi sono dimensionati in proporzione alla potenza e possono arrivare a 10 q.li.

ATOMIZZATORI  

In questo gruppo vengono ascritti i sistemi misti acqua/aria caratterizzati da una girante che crea un flusso d’aria in cui viene iniettato il liquido da erogare. La potenza è assai variabile e parte dagli atomizzatori spalleggiati da pochi cavalli fino ai gruppi autotrasportati da 30-60-80 HP e oltre.

Tali potenze comportano capacità di erogazione che permettono di avere portate di oltre 300 l/ora con gittate orizzontali di oltre 30 metri e verticali di poco inferiori. Le velocità operative medie variano da 4 km/h a oltre 12 km/h; ciò comporta una capacità operativa di 120.000 mq/h (pari a 12 ettari) calcolata su una velocità di 8 km/h e una fascia di lavoro orizzontale di 15 metri.

Volendo una valutazione spaziale e stimando l’altezza lavorativa di 12 m., essa risulterebbe, fermo restando i parametri enunciati, di 1.440.000 mc. vale a dire poco meno di un milione e mezzo di metri cubi ora.

Appare ora chiara la necessaria precisione di progettazione (scelta dei formulati, percentuale d’uso, stima del dosaggio unitario necessari….) e l’estrema attenzione operativa conseguente.

 

Un gruppo di attrezzature che trova identità di metodo di calcolo è quello costituito da nebulizzatori, aerosolizzatori, ultra basso volume (ULV) e termonebbiogeni. Tutti, con varie potenze e caratteristiche erogative, distribuiscono sistemi misti liquido-aria.

Due precisazioni si rendono necessarie: la prima per i termonebbiogeni, in quanto sono in grado di distribuire nebbie calde e per questo necessitano di particolari prodotti pronto uso o da veicolarsi in solventi adatti; la seconda per gli ULV, che in genere richiedono liquidi a bassa tensione di vapore, in quanto erogano microgoccioline (pressoché invisibili) che troppo facilmente evaporerebbero se ciò non fosse.

Per particolari impieghi esistono impolveratori in grado di distribuire polveri secche; vanno inoltre citati gli spray il cui uso richiede più attenzione di quello che la loro diffusione in ambito domestico farebbe pensare.

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE (DPI)

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Il D. Lgs. 81/08, all’art. 74 comma 1, riporta, nella definizione di DPI: “qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.  Obbligo di uso: I DPI devono essere impiegati quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione”.

La legge e le successive modifiche e integrazioni devono essere note a tutti i datori di lavoro e ai lavoratori per gli specifici obblighi.

Data la delicatezza dell’argomento ci limitiamo a indicare che i più comuni DPI impiegati nelle operazioni di disinfestazione sono i guanti, gli occhiali, il copricapo (cappello o elmetto a secondo delle necessità), le scarpe o gli stivali e le maschere naso-bocca o facciali con i relativi filtri (ricordiamo che nel contesto non ci occupiamo di gas tossici altrimenti dovremmo menzionare gli autorespiratori).

Due raccomandazioni: riteniamo che l’uso delle maschere e relativi filtri comporti una specifica istruzione all’uso e alla manutenzione e pur non essendo l’abito da lavoro in genere considerato DPI, potrebbe rientrare nel contesto qualora si rendessero necessarie per esempio alcune specifiche caratteristiche di impermeabilità.  L’attenzione del legislatore presuppone, lo sottolineiamo come conclusione, una costante verifica di idoneità e una continua attenzione al problema per gli adeguamenti che man mano si rendessero necessari.

 

Mario Alessi