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Predatori e Parassitoidi

La lotta biologica: un approccio diverso ma dallo sviluppo interessante 

Non possiamo trascurare l’argomento predatori e parassitoidi, anche se nel contesto del Pest Control Professionale sembra avere un sapore più culturale che pratico. Ma in futuro potrebbe avere anche risvolti professionali maggiori rispetto a quelli attuali.

L’uso di predatori e parassitoidi è conosciuto soprattutto in campo agricolo, dove si impiegano per la lotta biologica nella difesa prevalentemente delle piante da frutto e orticole. I più conosciuti e utilizzati sono le coccinelle e le crisope (predatori di afidi e acari) e il tricogramma (parassitoide di uova di lepidotteri).

Questi insetti vengono allevati in modo massivo in veri e propri laboratori industriali, dove vengono organizzate le loro ottimali condizioni di sviluppo, in funzione dei periodi di maggior utilizzo.

220px-Chrysopidae_3035 (1) coccinella

 

Le competenze professionali

Le risorse umane e le relative competenze e motivazioni sono di fatto il nocciolo della questione.

A nostro avviso, la consapevolezza dell’importanza igienica dei servizi di disinfestazione dovrebbe rappresentare lo stimolo professionale di partenza. È doveroso in questo contesto fare un accenno all’Integrated Pest Management come la realizzazione di un sistema di lotta integrata in cui interagiscono anche visioni gestionali di più ampio respiro.

Come nella Qualità, anche in questi nuovi approcci professionali, l’importante è crederci, non come atto di fede, ma come un razionale e dovuto tributo alle nuove necessità produttive.

8 pupae

 

Informare, formare e addestrare

Abbiamo in questo contesto utilizzato la terminologia che il legislatore adotta nell’ambito della sicurezza in quanto la professionalità di un “disinfestatore” deve comprendere in maniera inscindibile sia la competenza tecnica sia le relative norme di sicurezza intesa in senso lato: la propria, l’altrui, senza dimenticare l’ambiente.

Per tornare al profilo professionale del disinfestatore, possiamo sottolineare la necessità di conoscere le caratteristiche tecniche dei prodotti che utilizza, delle attrezzature e dei dispositivi di protezione individuali. Deve inoltre essere ben informato sulle tecniche applicative: dove, come e quando operare.

A ciò si aggiunge una competenza generale sui parassiti e la tossicologia dei principali prodotti e relativi principi attivi utilizzati. Il profilo professionale si completa con un po’ di familiarità nel contesto dell’impiantistica, soprattutto elettrica, e con un discreto grado di capacità nell’eseguire piccole manutenzioni.

Soprattutto chi opera deve essere nelle condizioni di sapere quello che ‘non’ deve fare e perciò dovrebbe disporre di dettagliati protocolli operativi. Anche la capacità di avere buoni rapporti interpersonali è un bagaglio professionale di una certa importanza. Certamente il mestiere del disinfestatore, o del PCO (Pest Control Operator) per dirla all’inglese, sconfina un po’ nella tuttologia, e ciò rappresenta l’onere e l’onore di questa professione.

 

 

Gli aspetti bio-etologici dei parassiti

Se, come consigliano i testi di strategia bellica, per combattere meglio il proprio nemico bisogna conoscerlo a fondo, anche nell’ambito della disinfestazione – che per l’appunto spesso si definisce come “lotta” – si deve attuare questo concetto. Infatti, la conoscenza dell’entità infestante è basilare per poter scegliere sia la tecnica sia i mezzi più idonei allo scopo.

Innanzitutto è necessario definire di quale/i specie si tratta in base a molteplici indicazioni fornite dall’ambiente in cui si è determinata l’infestazione: danni, tracce, tane o rifugi possono aiutare, ma molto meglio è prelevare un campionamento per effettuare l’identificazione diretta tramite le caratteristiche morfologiche specifiche; molto spesso occorre l’esame microscopico.

Dopo questa fase si dovranno conoscere quante più informazioni possibili cominciando dal ciclo biologico, anche in funzione delle condizioni ambientali (temperatura, umidità e persino cibo possono far variare notevolmente i tempi di sviluppo). Queste variabili sono anche importanti per definire le condizioni ottimali di vita e quelle limitanti. Per esempio, per ostacolare alcuni tipi di infestazione, si può agire variando la temperatura e/o l’umidità ambientale.

Studiare il ciclo biologico in questi termini consente di sapere quando agire, quale stadio colpire e fornisce gli strumenti per stabilire degli intervalli fra i trattamenti, quando questi, come ad esempio nel caso di blatte e pulci, non sono attivi verso rispettivamente le ooteche e le ninfe quiescenti.

Infine, ma di grande importanza, non bisogna tralasciare gli aspetti etologici dei parassiti: attrattività alla luce o fotofobia sono gli aspetti più sfruttati dal mercato, basta ricordare le trappole luminose per insetti volanti o i formulati spray stananti per le blatte.

Ma altri aspetti del comportamento si possono dimostrare utili ai fini di una lotta ragionata: per esempio sapere quando sono più attivi, se sono buoni volatori, quali preferenze alimentari hanno o che tipo di ripari ricercano solitamente. Conoscere è quindi il punto di partenza per ben operare.

 

Abbiamo indicato i vari ingredienti costituenti la “ricetta disinfestazione”. Disporre degli ingredienti è un passo avanti per realizzare un buon servizio, ma così come nell’arte culinaria per ottenere dei manicaretti è necessaria l’opera di un cuoco preparato, anche in questo lavoro bisogna essere professionalmente preparati.

Pur rischiando di cadere nell’ovvio ricordiamo che il lavoro di operatori ambientali richiede prudenza, competenza e buon senso. Concludiamo ricordando a tutti che il fatto di intervenire in qualsivoglia settore migliorandone il livello igienico, quindi anche disinfettando, non rappresenta una spesa, ma un lungimirante e razionale investimento.

 

Mario Alessi