Focus News Parassiti e Infestanti

Le vespe

Le vespe sono insetti sociali e appartengono, assieme alle api, ai calabroni e alle formiche, all’ordine degli imenotteri. Vivono solitamente in colonie organizzate in caste all’interno di nidi detti vespai o alveari, e alcune specie vivono solitarie e in nidi sotterranei (vespe scavatrici). Le vespe costruiscono il nido utilizzando una poltiglia di legno che ricavano dalla corteccia delle piante; possono nidificare in cavità del terreno o degli alberi, in anfrattuosità dei muri o in altre parti degli edifici, come sui tetti o sotto i balconi. Le colonie si formano in primavera e comprendono una regina e un numero di operaie, che va aumentando con il proseguire della bella stagione. Le nuove regine, nate nel corso dell’estate, sono in grado di superare l’inverno per dare origine alle nuove colonie l’anno successivo.the-hive-335984_960_720In primavera le regine escono dai loro ricoveri e iniziano la formazione di una nuova colonia. La prima deposizione è di circa 10 – 20 uova. Inizialmente la regina deve provvedere anche alla ricerca del cibo e alla costruzione di poche celle nelle quali si sviluppano le prime larve; dopo lo sviluppo del primo gruppo di operaie, la regina cessa ogni attività al di fuori della deposizione delle uova. Da questo momento rimane nel nido mentre le operaie provvedono alla ricerca del cibo, all’alimentazione delle larve, al reperimento del legno per la costruzione di nuove celle e per le riparazioni del nido. Le vespe difendono il nido e se si sentono minacciate possono pungere iniettando il loro veleno, responsabile di una reazione allergica locale e, in alcuni casi, generale (shock anafilattico). Il calabrone (Vespa crabro)può essere più pericoloso per la sua attività anche notturna e per la maggior quantità di veleno che è in grado di iniettare.

Le vespe più diffuse sono:

Vespula germanica

 

• Vespula vulgaris 

Polistes gallicus

 • Vespa crabro  

La Vespula germanica è una vespa aggressiva, dalle abitudini alimentari prettamente carnivore. Alimenta le proprie larve con insetti che cattura e rinchiude nel favo con le proprie uova, affinché le larve che usciranno possano in seguito nutrirsene. Viene considerato un insetto dall’impatto negativo, soprattutto nell’ambito della frutticoltura, perché non disdegna di nutrirsi di frutta matura e dolce, sebbene sotto certi aspetti possa essere considerato un insetto 2 AD2009Sep09_Vespula_germanica_06utili nella lotta biologica contro alcuni parassiti. La Vespula germanica è originaria dell’Europa sebbene sia riuscita oramai ad acclimatarsi bene anche nel continente americano. È presente anche in Nuova Zelanda. Come la maggior parte delle Vespula, la V. germanica è una specie poliginica, in cui cioè possono regnare più regine in una stessa colonia – denominata ‘super colonia’ – e che può essere anche perenne.

La Vespula vulgaris è la vespa comune. È una specie di vespa tipica dell’Emisfero boreale, sebbene diffusa e acclimatata anche in Australia e Nuova Zelanda, dove è considerata una specie invasiva: in Nuova Zelanda, infatti, il 10%delle colonie riesce a superare l’inverno e i nidi possono accrescersi in maniera esponenziale. È stata inserita nell’Elenco delle 100 specie aliene più dannose del mondo. È una vespa eusociale, che costruisce i propri nidi cartacei di colore grigio in diverse cavità naturali, anche in tane abbandonate scavate da mammiferi. 2 Common_Wasp_(Vespula_(Paravespula)_vulgaris)_(8654391297)Esiste una vespa regina, che è la fondatrice della colonia ed è l’individuo che sceglie il luogo dove dovrà sorgere la futura colonia. Gli insetti adulti misurano circa 17 mm, mentre la regina ha una taglia superiore e può superare i 20 mm. La colorazione aposematica (colorazione di una parte più o meno estesa del corpo di un animale a fini di avvertimento contro possibili predatori) a bande gialle e nere la rende simile alla Vespula germanica, dalla quale si differenzia per i seguenti caratteri:

– macchia a forma di ancora sul clipeo (sul clipeo, la parte frontale del capo), ma è carattere poco sicuro, visto che i maschi spesso presentano disegni diversi

– macchie toraciche laterali a forma di bastoncino (nelle femmine fondatrici questo carattere è estremamente incostante)

– strisce nere dei tergiti addominali di forma triangolare

Il Polistes gallicus è riconoscibile dal colore nero dell’ultimo urosternite e delle guance. Presenta anche una macchia gialla su ogni mandibola. È visibilmente più piccola della maggior parte delle polistes italiane più diffuse (Polistes dominulus, Polistes nimphus ecc.). Polistes_dominulus_(=gallicus)_(2005-10)Nidifica spesso in posti aperti, su fili d’erba o su pezzi di legno. Il ciclo vitale è pressoché identico a quello di Polistes dominulus, con le differenze che nei nidi di questa specie è relativamente rara la poliginia. Queste vespe nidificano in posti più esposti rispetto a P. dominulus, ecco perché in alcune regioni sembra che questa specie sia più numerosa. In molte aree particolarmente a contatto con l’uomo, P. gallicus può essere effettivamente più presente delle altre specie.

La Vespa crabro o calabrone si distingue in quanto l’adulto è glabro, di colore bruno rossiccio con macchie e strisce gialle, di estensione variabile a seconda della sottospecie.La femmina può raggiungere i cinque centimetri di lunghezza, mentre maschio e operaie misurano 2-2,5 cm. I calabroni vivono in nidi esternamente a forma di sfera, costruiti con legno impastato alla loro saliva. Le colonie sono costituite da circa 30-40 esemplari. Pur essendo un insetto prevalentemente diurno, il calabrone svolge anche attività parzialmente notturna e lo si può trovare attivo anche in autunno inoltrato. Nei confronti dell’uomo è tendenzialmente indifferente (a differenza della vespa comune, per esempio, che spinta da curiosità può ronzare intorno, aumentando di fatto le possibilità di puntura); tuttavia, se si può sostare vicino un albero da frutta in presenza di calabroni con una certa tranquillità, questi insetti possono diventare molto aggressivi se provocati o in vicinanza del nido. 2477485569_607100b88a_bGli individui di genere femminile sono dotati di pungiglione, le cui punture (conseguenti a una reazione difensiva dell’animale) possono essere molto dolorose per gli esseri umani. Come nel caso di vespe e api, il veleno inoculato ha effetti solo locali e transitori per la maggior parte delle persone, ma può provocare nei soggetti allergici reazioni anafilattiche anche gravi (talvolta mortali).

Per evitare il loro occasionale ingresso all’interno delle abitazioni è spesso sufficiente l’installazione di zanzariere alle finestre, provvedere a una accurata gestione dei rifiuti e degli alimenti, evitando l’abbandono incontrollato di sostanze organiche (in particolare zuccheri, carni, e altre sostanze proteiche) fortemente attrattive nei loro confronti. Vespe e calabroni possono però costruire i favi in prossimità o addirittura all’interno degli edifici stessi, in luoghi tranquilli e riparati.

Per evitare spiacevoli sorprese è perciò opportuno:

• controllare già a partire dai mesi di marzo e aprile periodicamente quelle parti degli stabili solitamente preferiti dalle vespe per nidificare, quali solai e sottotetti, cassonetti delle tapparelle, altri manufatti con fessure comunicanti con l’esterno (cassette contatori ecc…) ispezionati raramente alla ricerca di eventuali favi in corso di formazione e rimuovendoli tempestivamente

• sigillare crepe o fessure eventualmente presenti in pareti esterne o comunicanti con anfratti non inspezionabili (innesti tubazioni e canalizzazioni ecc..).

• utilizzare prodotti repellenti per gli spazi non raggiungibili che possono diventare siti di nidificazione, ad esempio cassonetti tapparelle, parte inferiore di coppi e coperture in genere (esempio piccole quantità di insetticida spray a base di piretro).

Per quanto riguarda la disinfestazione è sempre preferibile operare alla sera o al mattino presto, indossando una tuta da apicoltore completa di maschera.  Si dovrebbero usare sempre insetticidi dal forte potere abbattente, preferibilmente contenenti tetrametrina. È sempre consigliabile utilizzare per il trattamento una lancia che permetta di operare a distanza in completa sicurezza. Sono inoltre disponibili oggi sul mercato spray schiumogeni con un getto molto potente che permette l’erogazione da oltre quattro metri e dal buon potere abbattente, con i quali solitamente si copre completamente il nido di insetticida.

Mario Alessi