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Il trattamento del verde pubblico

Il servizio di disinfestazione e lotta antiparassitaria sul verde pubblico nel corso degli ultimi anni ha raggiunto importanti e nuovi obiettivi, riducendo in effetti l’impatto ecologico sul territorio mantenendo nello stesso tempo sotto controllo gli infestanti d’importanza sanitaria che causano disturbo in ambito civile. boboli_fontana_del_tritone_stoldo_lorenzi_03Inoltre, l’introduzione del nuovo principio di “riqualificazione ecologica urbana” enunciato in dettaglio durante la descrizione dei servizi operativi e applicato alla gestione dei medesimi, ha consentito di porsi, come obiettivo principale, il riequilibrio delle popolazioni infestanti urbane favorendo lo sviluppo dei rispettivi antagonisti seguendo i principali principi di “Lotta biologica e Integrata”. Il rispetto del verde è oggi una manifestazione promettente del risveglio di una coscienza naturalistica del nostro Paese. L’utilità del verde per il fatto ecologico, per la valorizzazione del paesaggio, per la ricreazione, per il turismo è indiscussa e la necessità di conservare e di difendere il verde è quindi un dovere di tutti i cittadini.

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Tra le manifestazione del mondo vivente, gli alberi occupano un posto di preminenza per la loro struttura di grandiosità e prestanza. L’albero, considerato come singola pianta, cioè come individuo, è un complesso e meraviglioso organismo, capace di vita indipendente, caratterizzato da un ciclo biologico durante il quale assorbe l’anidride carbonica per la fotosintesi per mezzo delle foglie, e dal terreno l’acqua e gli elementi nutritivi per mezzo delle radici, emettendo ossigeno. Per quanto possa sembrare strano, la prima difficoltà si incontra proprio nel definire che cosa sono gli alberi. Sono da considerare alberi quelle piante legnose che hanno un fusto perenne ben definito, cioè che a pieno sviluppo presentano un’asse principale (fusto e tronco) prevalente sulla massa delle ramificazioni.

Le tante cause del deperimento del verde ornamentale possono elementarmente classificarsi in cause ambientali fisiologiche, che contrastano lo sviluppo e la vita delle piante del comprensorio preso in considerazione sono parassitarie rappresentate da: Virus, Batteri, Crittogame, e anche Insetti, Acari, Nematodi per i quali agire con interventi di disinfezione.

VIRUS

Le malattie da virosi sono molto diffuse anche sul verde, con effetti solitamente sommati ad altre fitopatie. Nei confronti dei virus non esistono terapie attuali, se non la drastica distruzione dei soggetti colpiti, per evitare la diffusione infettiva del patogeno.

BATTERI

Dei batteri è difficile inquadrarne la sintomatologia. Si ritiene inutile dilungare le trattazione sui batteri, anche per il motivo che l’intervento di difesa può prevedere ben poche terapie, salvo il fatto di distruggere i soggetti colpiti, così come detto per i virus.

CRITTOGAME

I funghi parassiti delle piante si chiamano anche crittogame (da cui derivano i nomi ‘anticrittogamico’ e ‘malattie crittogamiche’) e appartengono al regno vegetale: sono piante, anche se assomigliano poco o nulla alle piante verdi superiori. Le crittogame per vivere sono obbligate a nutrirsi a spese, di altre piante o animali in vita o morti.
Quando i funghi vivono a spese di piante o animali vivi si chiamano funghi parassiti. rhizoctonia_solaniSi chiamano invece funghi saprofiti quelli che vivono su piante o animali morti. Le crittogame (o funghi) provocano nei soggetti attaccati, marciume, muffa, fumaggini, seccumi, mal bianco etc. e con gli insetti rappresentano le cause più pericolose di danno ai vegetali.

INSETTI

Gli insetti fanno parte del grande tipo degli artropodi. Costituiscono i più alti complessi strutturali ai quali l’evoluzione animale sia pervenuta nei miliardi di anni di vita della nostra terra. Gli artropodi traggono il nome dal carattere che veniva considerato distintivo del gruppo, vale a dire dal fatto di possedere zampe articolate. Noi diciamo che gli artropodi sono animali provvisti di uno scheletro esterno e di arti – zampe – articolati. Il corpo degli insetti è generalmente suddiviso in tre parti: capo, torace e addome. Questi a loro volta sono caratterizzati da segmenti: solitamente alcuni, poco evidenti, formano il capo; tre, evidentissimi, il torace; una decina costituiscono l’addome. Nelle varie parti, o nei vari segmenti, sono inseriti organi diversi, di importanza capitale per la vita degli insetti: si pensi alle antenne, organi sensitivi e di direzione, ai vari pezzi che compongono l’apparato boccale, attraverso il quale l’insetto si nutre; alle ali, alle zampe, all’ovodepositore di certi parassiti. Tutti gli insetti provvisti di apparato boccale capace di masticare provocano sulle cose prese di mira danni tipici, che prendono il nome ‘rosure’; simili parassiti possono venire avvelenati con insetticidi che vengono ingeriti con il cibo (insetticidi per digestione). Altri sono dotati di apparato boccale pungente-succhiatore, formato da un rostro a guisa di siringa, che infiggono nei tessuti dell’ospite parassitizzato (animale o vegetale) succhiandone linfa o sangue (afidi, tingidi etc.). Per questo comportamento gli insetti ad apparato boccale pungente-succhiatore sono molto difficili da combattere. Altri ancora hanno apparato boccale lambente o lambente-succhiatore che usano per lambire o succhiare gli alimenti (es. mosca domestica). Spesso l’apparato boccale è diverso dalle diverse fasi biologiche del ciclo di sviluppo: la zanzara, ad esempio, nella fase di larva, ha apparato boccale del tipo masticatore, e l’adulto, come detto, ha apparato boccale pungente-succhiatore. Gli afidi, cocciniglie e tingidi costituiscono un grandissimo interesse perché sono tra gli insetti più dannosi per il verde.

AFIDI

Gli afidi, o pidocchi delle piante, passano l’inverno sotto forma di uovo. Gli adulti, maschio e femmina, all’inizio dell’autunno si accoppiano e la femmina depone le uova sulla pianta da loro danneggiata o su altre piante. In autunno gli afidi sono spesso provvisti di ali, 799px-aphidoidea_afidiper mezzo delle quali possono passare da una pianta all’altra per deporvi le uova d’inverno che si schiuderanno in primavera. Poi muoiono, ma le uova deposte assicurano la continuità della specie. Tali uova hanno dimensioni microscopiche ma sono deposte nei luoghi più riparati, nelle screpolature del tronco, dei rametti, della corteccia.

È raro il caso di afidi che passano l’inverno in altro modo, per esempio nel terreno, alla base della pianta. Anche in questi casi, meno frequenti, sono però sicuramente protetti dalle intemperie. Negli afidi, mandibole e mascelle subiscono una notevole modifica divenendo appuntiti stiletti, organi essenziali nell’apparato globale, detto appunto pungente-succhiante. Gli antiparassitari penetrando per assorbimento nei vasi della linfa con la quale circolano per un certo periodo non arrecano danni alla pianta, ma avvelenando la linfa, distruggono gli insetti provvisti di apparato boccale-pungente che infliggono nella foglia gli stiletti. Dal meccanismo di nutrizione dell’afide si capisce come su essi non abbiano influenza gli insetticidi che agiscono per ingestione, perché questi rimangono in superficie e non possono essere succhiati dall’afide.

COCCINIGLIE

Le cocciniglie, della famiglia dei coccidi, hanno la caratteristica in una fase del ciclo vitale, di proteggersi sotto uno scudetto ceroso filamentoso a riparo 800px-ceroplastes_rubens_01del quale provvedono a nutrirsi infliggendo l’apparato boccale pungente-succhiatore nei tessuti della pianta ospite. Per colpirle in questa fase è necessario impiegare insetticidi capaci di sciogliere le sostanze ceroso-filamentose dello scudetto protettivo.

TINGIDI

Sono esclusivamente fitofagi (si nutrono di vegetali), svernano allo stadio adulto sotto la corteccia delle piante o tra i detriti di essa. Escono dai ricoveri invernali in primavera alla ripresa della vegetazione delle piante ospiti, e si portano sui giovani germogli, di cui si nutrono succhiandone la linfa della pagina inferiore delle foglie. Dopo gli accoppiamenti, le femmine depongono le uova infliggendole nel mesofillo fogliare attraverso l’epidermide inferiore. Ogni femmina depone fino a un centinaio di uova, Corythucha ciliatache si schiudono dopo una ventina di giorni. Un tingide particolarmente dannoso è la nota Corythuca ciliata del platano.

ACARI O RAGNETTI

Tra i più importanti parassiti animali sempre della classe degli artropodi ricordiamo come dannosissimi alle colture, gli acari (piccolissimi ragni). Il loro corpo, a differenza in quanto avviene negli insetti, è diviso in due regioni: una anteriore detta cefalotorace e prosoma e una posteriore detta addome o opistosoma. L’ordine degli acari racchiude un grandissimo numero di specie di piccole e piccolissime dimensioni, con le due regioni da corpo indistinto con sei-otto rampe articolate (tre paia nello stadio di larva e quattro dei successivi). Tra gli acari, alcuni sono ectoparassiti di vertebrati (vivono all’esterno dell’ospite, come le zecche) cui possono trasmettere talora i germi di pericolose malattie. Altri, pure parassiti di vertebrati, sono la causa di malattie 2-yellow_mite_tydeidae_lorryia_formosadella pelle, quali la scabbia o la rogna dell’uomo e dei vari mammiferi. Le femmine fecondate che hanno svernato in luoghi riparati, specialmente sotto la corteccia delle piante, fuoriescono all’inizio della nuova stagione e cominciano a deporre le uova. Gli acari vivono principalmente sulla pagina inferiore delle foglie su cui stendono numerosi ed esilissimi fili sericei costituendo così una specie di rada ragnatela sotto la quale rimangono protetti. Si nutrono pungendo le foglie e succhiando gli umori, dove la foglia è punta si forma una macchia decolorata, giallognola e, quando le punture sono numerose, tutto il lembo fogliare si secca, si raggrinza e le foglie finiscono per cadere.

NEMATODI O ANGUILLOLE

Sono piccoli animali di aspetto vermiforme con il corpo non diviso in segmenti e sprovvisto di qualsiasi appendice. Presentano un tubo intestinale fornito di apertura posteriore (boccale) e posteriore (anale) e di regola hanno sessi separati (cioè maschi e femmine distinti fra loro diversi almeno nelle dimensioni). soybean_cyst_nematode_and_egg_semQuesti animali, per quanto si sa, hanno un comune minimo denominatore biologico: passano cioè dalla pianta al terreno (all’epoca della ovodeposizione) e viceversa (dopo la schiusa dell’uovo), sicché per eliminare le anguillole bisogna andare a colpirle nel suolo, dove esse si trovano, anzi è conveniente andare a combatterle nel terreno e solo nel terreno (a suolo nudo, come si dice). Ad eccezione dei virus, poco conosciuti, anche la generalità dei batteri delle crittogame, degli acari e dei nematodi, presenta una fase di latenza (diapausa) che si ritma nel periodo invernale e una fase di esplosione infestiva e infettiva evidente nella tarda primavera nell’estate e nell’autunno.

 

I TRATTAMENTI

Di rilevante importanza nell’ambito dei trattamenti di disinfestazione del verde pubblico – oltre ovviamente agli insetticidi riguardo i quali solitamente vengono preferite microemulsioni acquose rispetto a prodotti insetticidi a base solvente in quanto offrono un minor impatto ambientale – i sono gli orari in cui effettuare i trattamenti. Solitamente, per salvaguardare la salute della pianta e non arrecare alcun danno, è consigliato irrorare insetticidi solo al mattino molto presto o la sera tardi e mai in pieno sole. Inoltre, molto importante risulta utilizzare anche la giusta attrezzatura,perché anche il miglior prodotto se irrorato con attrezzature di scarsa qualità o potenza non offre i risultati attesi: è consigliato l’uso quindi di atomizzatori professionali che permettano al prodotto di raggiungere tutti i punti della pianta/e da trattare. In questo gruppo vengono ascritti i sistemi misti acqua/aria caratterizzati da una girante che crea un flusso d’aria in cui viene iniettato il liquido da erogare. termonebbiogenob751_testata_pivotante2

La potenza è assai variabile e parte dagli atomizzatori spalleggiati da pochi cavalli fino ai gruppi autotrasportati da 17 HP – 27 HP – 35 HP – 51 HP – 65 HP e oltre. Tali potenze comportano capacità di erogazione che permettono di avere portate di oltre 300 l/ora con gittate orizzontali di oltre 30 metri e verticali di poco inferiori.

Le velocità operative medie variano da 4 km/h a oltre 12 km/h; ciò comporta una capacità operativa di 120.000 mq/h (pari a 12 ettari) calcolata su una velocità di 8 km/h e una fascia di lavoro orizzontale di 15 metri; volendo una valutazione spaziale e stimando l’altezza lavorativa di 12 metri, essa risulterebbe, fermo restando i parametri enunciati, di 1.440.000 metri cubi. vale a dire poco meno di un milione e mezzo di metri cubi ora.

Appare ora chiara la necessaria precisione di progettazione (scelta dei formulati, percentuale d’uso, stima del dosaggio unitario necessari etc.) e l’estrema attenzione operativa conseguente. Un gruppo di attrezzature che trova identità di metodo di calcolo è quello costituito da nebulizzatori, aerosolizzatori, ultra basso volume (ULV) di ultima generazione elettrostatici e termonebbiogeni. Tutti, con varie potenze e caratteristiche erogative, distribuiscono sistemi misti liquido-aria.

Due precisazioni si rendono necessarie: la prima per i termonebbiogeni, in quanto sono in grado di distribuire nebbie calde e per questo necessitano di particolari prodotti pronto uso o da veicolarsi in solventi adatti; la seconda per gli ULV di ultimi generazione elettrostatici, che in genere richiedono liquidi a bassa tensione di vapore, in quanto erogano microgoccioline (pressoché invisibili) che troppo facilmente evaporerebbero se ciò non fosse.

DOSAGGIO PER VOLUME

Esempio di calcoloDato un volume da trattare, la concentrazione unitaria, la portata dell’attrezzatura, calcolare il tempo di erogazione necessario:

t = V x ppm/Q

t = tempo in minuti primi

V = volume da trattare in metri cubi

ppm= parti per milione ovvero cc per metro cubo

Q = portata in cc per minuto primo

Ad esempio, se si deve trattare un magazzino di 200 mq alto 4 metri (800 mc) con un termonebbiogeno della portata di 160 cc/min utilizzando un prodotto che è efficace alla concentrazione di 2 cc/mc avremo:

t = 400 x 2/160 = 5 minuti primi

IMPORTANTE: 5 minuti sono lunghi con un termonebbiogeno, ma se questo tempo non viene rispettato gli insetti (il tribolium in particolare) ringraziano.

DOSAGGIO PER SUPERFICIE

 Esempio di calcolo:Per calcolare la quantità di soluzione necessaria per trattare una data superficie: q = S/s

q = quantità di soluzione

S = superficie totale da trattare

s = superficie trattata con un litro di soluzione

Ad esempio, se la superficie da trattare è di circa 300 mq e non si deve bagnare molto, sarà necessario trattare 15 mq con un litro di soluzione:

q = 300/15 = 20 litri

NOTA BENE: se con un litro trattiamo 8-10 mq significa che trattiamo bene, se trattiamo 18-20 mq bagniamo molto poco.Infatti, nel primo caso distribuiamo circa 100 cc. per mq; nel secondo caso, per la stessa superficie utilizziamo 50 cc. Se la pompa eroga 10 litri in 8 minuti, impiegheremo 16 minuti per terminare il nostro lavoro, pari a 18,75 mq al minuto

 

 

 

 

Mario Alessi