Un incauto anfibio pensava a uno spuntino succulento e invece il coleottero che aveva inghiottito faceva parte dei coleotteri bombardieri (la loro principale caratteristica: se si sentono minacciati, colpiscono i loro predatori con una sostanza urticante e molto calda che viene spruzzata dal loro addome) e non si è certo arreso: nello stomaco ha provocato un tale disagio che il rospo alla fine ha vomitato la sua preda che, avvolta nel muco e nei succhi gastrici, si è allontanato dal suo predatore.
Ci sono almeno 50 specie di Brachininae, i cosiddetti coleotteri bombardieri, che producono e mantengono diverse sostanze chimiche in ambienti separati all’interno del loro organismo, che sono messi in comunicazione da minuscole valvole: in caso di pericolo si aprono consentendo ai composti di miscelarsi tra loro. La loro reazione porta a sviluppare temperature fino a 100 °C e a fare aumentare la pressione all’interno dell’addome, che viene ridotta attraverso una sorta di sfiatatoio dal quale fuoriescono gas e fluidi irritanti, che sono quindi proiettati ad alta velocità contro i predatori.
Non tutti questi reagiscono allo stesso modo, dipende molto dalle loro dimensioni, i predatori più piccoli imuoiono dopo poco tempo, mentre quelli di maggiori dimensioni sopravvivono, anche se non proprio in perfetta forma.
Due ricercatori dell’Università di Kobe (Giappone), Shinij Sugiura e Takuya Sato, hanno effettuato esperimenti per comprendere le difese dei coleotteri bombardieri e soprattutto sui rospi, tra i loro più grandi predatori. Hanno prelevato rospi appartenenti a due specie diverse che vivono nel Giappone centrale: una condivide abitualmente l’habitat con quello dei bombardieri, l’altra li incontra raramente.
Ogni rospo è stato collocato in una vasca di plastica, dove i ricercatori hanno poi aggiunto un coleottero. Così facendo hanno notato che, poco dopo l’ingestione dell’insetto, era udibile una piccola esplosione provenire dall’interno del rospo: il coleottero aveva attivato le sue difese contro il predatore. Come diversi altri anfibi, i rospi ingurgitano praticamente intere le loro prede senza masticarle, quindi può accadere che restino vive quando raggiungono lo stomaco dove i succhi gastrici le scioglieranno.
Dopo l’ingestione e la piccola esplosione, i ricercatori hanno cronometrato quanto tempo passava prima che i rospi vomitassero la loro preda, messi a dura prova dalle sostanze bollenti e urticanti. Il 43 per cento dei rospi ha vomitato mettendoci un minimo di 12 minuti e un massimo di quasi due ore. Lo studio dei due ricercatori è stato pubblicato su Biology Letters, pubblicazione della Royal Society. Gli esemplari appartenenti a quella che condivide in natura l’habitat con i coleotteri hanno dimostrato una migliore resistenza: solo il 35 per cento di loro ha vomitato, a fronte del 57 per cento dell’altra specie che frequenta aree diverse rispetto a quelle di questi insetti. Viene ipotizzato quindi che la convivenza abbia reso alcune specie di rospo più tolleranti alle sostanze emesse dai coleotteri nel loro stomaco. Sui coleotteri bombardieri rimangono comunque ancora molte cose da capire. L’ipotesi che abbiano sviluppato una resistenza ai succhi gastrici, per esempio, deve essere ancora confermata. Altri ipotizzano che siano invece i composti emessi dal loro addome a mettere in crisi l’apparato digerente dei rospi, impedendo una normale produzione delle sostanze usate per la digestione. Sui coleotteri bombardieri rimangono comunque ancora molte cose da capire. L’ipotesi che abbiano sviluppato una resistenza ai succhi gastrici, per esempio, deve essere ancora confermata. Altri ipotizzano che siano invece i composti emessi dal loro addome a mettere in crisi l’apparato digerente dei rospi, impedendo una normale produzione delle sostanze usate per la digestione.
Fonti: Biology letters, il Post; foto Biology letters